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Caravaggio, un artista lombardo

Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, nasce a Milano il 29 settembre 1571, da Lucia Aratori e dall'architetto Fermo Merisi, amministratore di casa di Francesco Sforza. Restato orfano di padre a causa della peste che colpi la città nel 1577 fu seguito dalla madre che a tredici anni lo mandò come apprendista presso Simone Peterzano, pittore che si prese carico del ragazzo per quattro anni, insegnandogli le tecniche della pittura. Terminato il tirocinio tornò alla casa natia a Caravaggio e dopo la morte della madre vendette le proprietà e si trasferì a Roma nel 1592: le cause di questa decisione sono ancora incerte, alcuni attribuiscono al giovane Michelangelo un coinvolgimento in fatti criminali, altri ritengono che decise di raggiungere Roma per valorizzare la propria arte. Qui alloggiò dapprima presso Pandolfo Pucci poi, dopo alcune traversie, approdò nel 1593 presso la bottega di Giuseppe Cesari. Del suo primo anno a Roma sono il “Fanciullo che monda un frutto” ed il “Bacchino malato”.

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Nella bottega di Giuseppe Cesari il Caravaggio risollevò le sue sorti, ma, relegato a rappresentare quasi esclusivamente nature morte, si stancò ben presto e decise di tentare la strada dell'indipendenza, ma senza fortuna, tanto che alcuni biografi riferiscono vivesse di elemosina. In quegli anni Papa Clemente VIII impose una forte stretta moralistica alla vita della città attuando misure contro la prostituzione, il gioco d'azzardo, la violenza e il vagabondaggio. Caso volle che proprio due dei dipinti di quel periodo in cui alcuni di questi costumi erano rappresentato con la consueta fedeltà fecero la sua fortuna presso l'aristocrazia romana, si tratta della “Buona ventura” (in cui una zingara legge la mano ad un uomo, ospitata presso i Musei Capitolini) ed “I bari”.

Inizia finalmente un periodo prospero per Caravaggio: entra a palazzo del cardinale Del Monte dove le sue tele si arricchiscono di nuovi soggetti; di questo periodo è il “Suonatore di Liuto”, commissionatogli da Vincenzo Giustiniani e definito dallo stesso pittore il suo migliore lavoro.

Sempre di questo felice periodo artistico sono l'interesse di Michelangelo per l'espressività del volto umano nei suoi molteplici atteggiamenti di rabbia, dolore, gioia o paura (si faccia riferimento, ad esempio, al “Ragazzo morso da un ramarro”). L'apice della fama venne raggiunto negli anni fra il 1599 ed il 1602, anni in cui Michelangelo Merisi si occupò della decorazione della cappella Contarini in San Luigi dei Francesi e gli venne affidata, per la ragguardevole cifra di 400 scudi, la decorazione di un'altra cappella, in Santa Maria del Popolo, da parte di Tiberio Cerasi.

Ma nonostante il successo, l'estremo realismo dei suoi dipinti, considerato eccessivamente “crudo”, soprattutto nelle rappresentazione di immagini sacre, gli fruttò numerose delusioni e più di una volta i suoi dipinti furono rifiutati dai committenti. Caravaggio ebbe anche numerosi problemi con la legge, entrò ed uscì più volte di prigione per diffamazione e aggressione e fu spesso costretto a fuggire per evitare le conseguenze delle sue malefatte. Continuò comunque a lavorare anche se la situazione economica non era più così fiorente.

Episodio cruciale della vita di questo scapestrato e geniale artista fu il ferimento e l'uccisione di Ranuccio da Terni durante una rissa i cui motivi restano avvolti nel dubbio, per cui fu costretto, tra vicende di alterna fortuna, a fuggire prima fra i feudi della periferia di Roma, poi a Napoli e poi, con una condanna a morte che gli pendeva sulla testa, a Malta dove entrò a far parte dei Cavalieri di Malta, ottenendo una sorta di immunità: nonostante le rocambolesche fughe Caravaggio continuò a dipingere meravigliosi capolavori.

Fu poi costretto a fuggire, per motivi ignoti, anche da Malta e trascorse un periodo in Sicilia (Siracusa, Palermo e Messina) e poi a Napoli; dopo anni dall'emissione della condanna a morte e l'esilio papa Paolo V decise di concedergli la grazia nel 1610, ma Caravaggio non arrivò mai a Roma: morì sulla costa toscana per una “febbre maligna” ed il suo corpo non fu mai trovato.