The colour is bright the beauty is generous, mostra a Prato

MICHAEL LIN
THE COLOUR IS BRIGHT THE BEAUTY IS GENEROUS


Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato presenta The colour is bright the beauty is generous, la prima grande retrospettiva dell’artista taiwanese Michael Lin. La mostra, curata da Marco Bazzini, Direttore artistico del Centro Pecci, e Felix Schöber, in collaborazione con l’Atelier di  architetti giapponesi Bow Wow, inaugura sabato 16 ottobre a partire dalle ore 18.30 negli spazi delle sale espositive del Museo.

Michael Lin è famoso a livello internazionale per i suoi monumentali dipinti a muro e i pavimenti che nelle sue suggestive installazioni ridisegnano e ripensano lo spazio pubblico mettendo in discussione i confini tradizionali tra pittura, installazione, architettura e design. Nato nel 1964 a Tokyo e trasferitosi poi negli Stati Uniti per completare la propria formazione artistica, rientra nel 1993 a Taiwan dove inzia un lento processo di riscoperta del proprio passato e della propria cultura che influenza la sua sensibilità estetica e lo porta a fare propri i motivi decorativi, spesso floreali, tipici dei tessuti tradizionali degli anni ‘50, che divengono nel corso degli anni la cifra stilistica della sua produzione artistica.
 
Meticolosamente realizzati a mano, i dipinti di Michael Lin, che giocano con la tradizione del minimalismo e la nozione di avanguardia e mirano a mettere in discussione concetti quali modernità, tradizione e identità culturale, non si esauriscono sulla tela, ma proseguono idealmente nei luoghi che li accolgono, dando vita a situazioni e spazi di interazione umana che offrono allo spettatore una ricca esperienza visiva, che sottolinea l’importanza che per l’artista hanno due nozioni fondamentali nel regno dell’estetica del sublime: le emozioni umane e la bellezza.
 
Il percorso della mostra al Centro Pecci di Prato è concepito insieme agli architetti giapponesi di Atelier Bow Wow. L’artista realizzerà una grande pittura murale che occuperà tre sale del Museo e che partirà dall’istallazione creata da David Tremlett (attualmente nella collezione del Centro ma ricostruita per l’occasione) mentre il pavimento della sala nove sarà interamente occupato da una pittura con particolari motivi floreali.
 The colour is bright the beauty is generous, Michael Lin ripropone, tra i numerosi lavori esposti, alcune tra le opere più importanti che hanno segnato la ricerca di Lin. Tra queste “Please remove your shoes before stepping on the carpet and feel free to choose from the selection of music” - un’installazione realizzata per la prima volta nel 1996 presso la Galleria IT Park a Taipei - e l’installazione “Imported” - originariamente creata nel 1998 a La Ferme du Buisson a Parigi – entrambi ripensati apposta per gli spazi del museo pratese. Nei lavori come “Untitled Cigarette Break“ del 1999, invece, i tipici motivi floreali ricoprono modelli classici di mobili del Bauhaus, creando, con un gesto apparentemente semplice, un curioso effetto visivo che restituisce lo sguardo ironico dell’artista sulla modernità.
 
Dalla collaborazione di Lin con la società di design Moroso nasce l’installazione site specific, “Spring 2003”, presente in mostra Prato e presentata per la prima volta nello ShowRoom a Milano in occasione del Salone del Mobile, ed esposta successivamente ad Art Basel e al Palais de Tokyo di Parigi. In “Island life” (2006) alcuni modelli di tappeti dall’Afghanistan e dallo Xinjiang e una carta d’identità rilasciata dalla Repubblica Popolare Cinese a un cittadino di Taiwan divengono i protagonisti della serie di sei dipinti: come spesso avviene, anche in questo caso l’attenzione di Lin non si sofferma sulla grande politica, ma si concentra piuttosto sulla molteplicità fluida degli elementi che caratterizzano la quotidianità.

“What a difference a day made” coinvolge musica, video e performance e ricostruisce l’interno di una tipica chincaglieria in cui le centinaia di oggetti – realmente acquistati dall’artista in una vecchia ferramenta di Shanghai – sono stati scrupolosamente catalogati e archiviati per colore, forma e utilizzo, quasi fossero reperti all’interno di un museo di storia naturale; completano l’installazione alcuni video che ritraggono l’acrobata cinese che Lin aveva invitato per la prima presentazione dell’opera nel 2008 alla Shanghai Gallery of Art. Attraversando la scena, caratterizzata da una connotazione culturale molto forte, lo spettatore è spinto a interrogarsi sul concetto di memoria, nostalgia, smarrimento.

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