Personale di pittura di Federica Pagan all'Audace Cafè di Trieste

L'alba...della vita

Personale di federica Pagan all'Audace Cafè di TriesteInaugurazione L'alba della vita di Federica Pagan

Le opere in mostra fino al 9 luglio (prorogata al 16 luglio!) all'Audace Café nella prestigiosa Piazza Unità d'Italia Successo di pubblico e critica per la mostra “L'alba...della vita” Prima personale di pittura a Trieste dell'artista Federica Pagan Trieste L'alba...della vitaraccoglie i favore della critica a Trieste.

La mostra di pittura di Federica Pagan, al suo debutto artistico con la personale ospitata all'Audace Cafè, ha visto protagonista indiscussa la tecnica mista, dalla pittura alla fotografia, passando attraverso simboli grafici che rimandano alla scrittura.

La mostra, promossa dalla Fondazione Donna a Milano Onlus, presieduta da Maria Rita Gismondo, ha aperto i battenti giovedì 23 giugno alla presenza, tra gli altri, dell'assessore alla Cultura del Comune di Trieste, Andrea Mariani e dell'assessore all'Istruzione della Comunità ebraica del capoluogo giuliano, Nathan Istrael. A presentare la rassegna, curata da Roberto Vitale, è stato il giornalista televisivo Umbero Bosazzi, il quale ha rappresentato l'arte della Pagan a un qualificato e attento pubblico che ha affollato la raffinata sala del café triestino che affaccia sulla prestigiosa Piazza Unità d'Italia.

Esaurite in poco tempo, seppure numerose, le copie dell’elegante brochure/catalogo a colori che riporta le 11 opere in esposizione, oltre ai dati dell’artista con stralci di giudizi critici espressi da Umberto Bosazzi. “C'è, in queste opere, un senso di profonda tranquillità, nonostante l'uso di colori se non violenti in tutti i casi forti, e nonostante l'indecifrabilità, a tutta prima, del soggetto. Quasi l'artista voglia comunicare, a chi guarda, la serenità che va cercando. Una serenità – spiega Bosazzi - perseguita utilizzando una tecnica mista, che assomma le differenti necessità del vedere: dalla pittura alla fotografia, passando attraverso simboli grafici che rimandano alla scrittura.

L'artista, insomma, scrive una lettera: in cui mette tutta se stessa”. “Sta poi allo spettatore – aggiunge Bosazzi - decidere se approfondire il pensiero, nascosto ma non tanto, oppure fermarsi alla superficie. Una superficie che il colore muove e sommuove, e nello stesso tempo placa: quasi a restituire un mondo, e una personalità, finalmente placata e che tuttavia non intende affatto, ve ne fossero state, nascondere le ragioni del proprio movimento interiore”.

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