Marco Romano e il contesto artistico senese fra Duecento e Trecento


Dal 27 marzo al 3 ottobre Casole d'Elsa rende omaggio a uno dei protagonisti della scultura italiana del Medioevo

Marco Romano e il contesto artistico senese fra Duecento e Trecento


La mostra “Marco Romano e il contesto artistico senese tra Duecento e Trecentocon la quale Casole d'Elsa rende omaggio a uno dei protagonisti della scultura italiana tra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento. La mostra sarà allestita fino al 3 ottobre 2010, presso il Museo Civico Archeologico e della Collegiata della cittadina toscana.
Una esposizione significativa incentrata sull’attività dello scultore - attivo tra Siena, Cremona, Casole d’Elsa e Venezia e riscoperto in tempi recenti da Giovanni Previstali - che non poteva che avere come sede proprio Casole, dove sono conservati sia il Monumento a Messer Porrina che una straordinaria Testa marmorea di Profeta, acquistata di recente dal Comune per il Museo Civico ed esposta al pubblico per la prima volta.
La mostra è curata da Alessandro Bagnoli; promossa da Provincia di Siena, Fondazione Musei Senesi, Comune di Casole d’Elsa,  Collegiata di Santa Maria Assunta a Casole d’Elsa, Soprintendenza per i Beni Artistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Siena e Grosseto e  Fondazione Monte dei Paschi di Siena; prodotta da Fondazione Musei Senesi e Vernice Progetti Culturali srlu.
Negli spazi espositivi sono presentate una serie di opere che ricostruiscono compiutamente l'ambiente artistico dove Marco Romano si trovò ad operare.
Tra di esse sono da segnalare il Crocifisso ligneo dipinto, oggi conservato nel Museo di Colle di Val d’Elsa, ma proveniente dalla chiesa di Radi di Montagna, nonché un altro inedito Crocifisso ligneo dipinto della chiesa dell’Osservanza di Montalcino, che il restauro ha rivelato come opera strettamente legata a Marco Romano. Da Venezia giungono due sculture marmoree dell’Angelo annunciante e della Vergine annunciata, provenienti dall’altare maggiore della Basilica di San Marco.

In occasione della mostra sono stati effettuati importanti restauri che hanno interessato in particolare il monumento del Porrina, permettendo sia di avanzare nuove ipotesi sulla originaria collocazione dell’edicola sia di comprendere che lo stesso era completamente dipinto al fine di aumentare l’impatto naturalistico dell’inieme. Ora sappiamo che la sua ubicazione era in stretta connessione con l’entrata della cappella Albertini dove erano conservate le spoglie mortali dell’insigne giurista Porrina e del fratello Ranieri: entrambi sono stati raffigurati da un pittore duccesco di prima generazione (ribattezzato in questa occasione ‘Maestro degli Albertini’) ai lati di una imponente Maestà e rispettivamente accompagnati da san Michele arcangelo e da san Niccolò. L’affresco, in origine collocato all’interno di un arcosolio, costituiva il fulcro di un ciclo più complesso, del quale oggi rimane una grande raffigurazione del Cristo giudice fra Angeli, che dalla volta a botte sovrasta lo spazio della cappella.
Per ricostruire il contesto senese in cui dovette lavorare Marco Romano, sono inoltre esposte alcune opere significative degli scultori attivi a cavallo fra il Duecento e il Trecento, anche se la loro attività si pose spesso piuttosto a contrasto che non in sintonia con quella di Marco.
Perno di questa piccola rassegna antologica è anche il Monumento funebre del vescovo Tommaso Andrei (morto nel 1303), scolpito da Gano di Fazio sempre per la Collegiata di Casole e completato da un’epigrafe alla quale Marco si ispirò nel concepire quella presente nel San Simeone di Venezia. Alcuni significativi confronti con le sculture del grande Giovanni Pisano - dallo straordinario Crocifisso ligneo dei Musei Statali di Berlino, alla Testa virile barbata (Melchisedec), proveniente dalla fontana maggiore di Perugia e conservata nella Pinacoteca di Volterra - permettono di cogliere i diversi caratteri dei due scultori. Sono inoltre presenti alcune opere di Tino di Camaino, Agostino di Giovanni Goro di Gregorio, che nel periodo immediatamente successivo alle esperienze senesi di Marco Romano seppero sviluppare nuovi linguaggi espressivi.
Per la ricostruzione della produzione artistica del tempo si propongono al visitatore alcune essenziali testimonianze di pittori legati alla cultura di Duccio di Buoninsegna e che fanno da corona alle figurazioni a fresco presenti nel Monumento del vescovo Andrei (del ‘Maestro di  Badia a Isola’), soprattutto a quelle tornate in luce nel recupero della cappella funebre Albertini. Infine la Madonna col Bambino della Pinacoteca Nazionale di Siena, del giovane Simone Martini, intende sottolineare come identici interessi culturali e probabilmente anche una diretta conoscenza unirono Marco e Simone nella definizione di un “classicismo gotico” teso alla restituzione di una figurazione di forte impronta naturalistica.

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